Nella tua spazzatura c’è un tesoro. La nuova frontiera: il biogas dall’umido
MPS è una banca. Non «quella» banca toscana, ma la banca delle «materie prime seconde» che muove l’economia circolare, che trasforma la spazzatura in ricchezza. Siamo già abituati a selezionare carta e plastica ogni giorno nei bidoni dell’indifferenziata; ma questo «riciclo economico» anche con altri materiali vale un giro d’affari di 9,7 miliardi di euro. Per essere più chiari: tre volte il calcio. «La vera sfida adesso è lo sviluppo nel settore dell’umido. In quel caso la circolarità è sia industriale che concettuale: immagini di prendere gli scarti della sua cucina, che si trasformano in gas che può usare per alimentare la sua auto». Parla Alessandro Marangoni, ad di Althesys società specializzata nella ricerca ambientale che ha curato il rapporto sulle cifre e la crescita dell’economia circolare, l’economia che ricicla e riusa. Il WAS (Waste Strategy) annual report 2016 mostra cifre di tutto rispetto, per esempio per la carta: due miliardi di euro annui di risparmio di materia prima «vergine». Carta, vetro, metalli, plastica, l’umido – se correttamente raccolti e selezionati – permettono oggi un risparmio di 6 miliardi e mezzo sulle importazioni di materie prime dall’estero. E già oggi le MPS fanno risparmiare al sistema Italia 2 miliardi di euro di energia, pari a circa il 10% dei consumi elettrici.
«Parliamo di una filiera articolata con attività differenti che sono un fattore di sviluppo dell’economia circolare – prosegue Marangoni -. L’incremento nel numero di aziende potrà esserci, per esempio, nel settore della plastica dove negli anni si sono sviluppate nuove tecnologie di recupero. Se 10 anni fa si riusciva a recuperare solo una frazione, oggi in questo settore c’è una notevole crescita. Così come la selezione dei materiali e la trasformazione ha fatto nascere attività che prima non c’erano». Ogni anno si recupera un milione di tonnellate di plastica. L’industria del waste management cresce, ma le imprese più dinamiche – secondo il rapporto WAS – si stanno sviluppando soprattutto nel settore della selezione e della valorizzazione dei materiali raccolti. Lo sviluppo delle fasi a valle della raccolta, essenziale per la partenza di un vero comparto della circular economy, è diventato un imperativo nelle politiche di gestione dei rifiuti. Per questo gli operatori stanno lentamente spostando su questa parte della filiera le strategie di investimento. I nuovi mercati? «Sicuramente quello della raccolta e riuso dell’umido e organico – spiega Marangoni – se ogni anno su 9 milioni di metri cubi di carta la metà è di recupero, nell’organico ci sono tre milioni di tonnellate che possono essere recuperate.
Ma serve una lavorazione di qualità, e su questo le aziende stanno investendo. La trasformazione in materie prime di nuova generazione e in energia rinnovabile con la produzione di biometano sono alcune delle sfide più concrete per lo sviluppo dell’economia circolare». In Italia il potenziale di sviluppo nel campo dei rifiuti organici urbani (Forsu), ha ancora margini di crescita, soprattutto nel Meridione, dove 2,3 milioni di tonnellate di umido non sono ancora intercettate. Si tratta di potenziare la raccolta differenziata che nelle Regioni del Sud stenta a partire in modo sistematico. Ma non solo in quelle: anche in Liguria i dati deludenti, soprattutto sull’umido considerando la grande affluenza turistica.
FONTE: La Stampa