Rinnovabili, ecco quanto costa la burocrazia
Secondo il rapporto “The impact of risks in renewable energy investments and the role of smart policies”, in cui sono contenute le conclusioni del progetto DiaCore sviluppato per conto della Commissione Ue, la burocrazia e l’incertezza normativa costano care, specie per impianti come quelli a fonti rinnovabili che hanno alti costi di investimento iniziali e la cui sostenibilità economica dipende quasi sempre da meccanismi incentivanti.
Il fatto che in un Paese sia più o meno facile autorizzare e connettere un impianto e che si possa o meno contare su politiche chiare e stabili, assieme al contesto economico generale, si riflette sui costi di investimento che per questo incidono diversamente tra i 28 dell’UE.
Il rischio fa crescere i costi
Per un parco eolico il WACC, cioè il costo medio ponderato del capitale, va dal 3,5% della Germania al 12% della Grecia, mentre il costo del capitale proprio parte dal 6% tedesco arriva ad oltre il 15% di Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Romania e Slovenia, e il costo del debito dall’1,8% della Germania sale al 12,6% ancora della Grecia.
Con politiche stabili un risparmio del 15%
Il costo del capitale, si legge nello studio, è spesso influenzato dalla percezione del rischio che hanno gli investitori. In Paesi come la Germania, dove le politiche di sostegno alle rinnovabili sono solidamente legate ad una legge con obiettivi di lungo termine, il rischio è basso, il costo del capitale minore e maggiore il rapporto debito/capitale proprio (debt/equity) necessario per far finanziare un progetto.
In altri contesti in cui i cambiamenti di policy, a volte anche retroattivi, sono all’ordine del giorno – come in Spagna, Italia, Grecia ed altri – i rischi aumentano e di conseguenza salgono i costi di investimento: si veda la mappa sotto con i vari WACC.
In questo quadro, rileva il rapporto, le politiche hanno un ruolo fondamentale nella mitigazione del rischio di investimento: se le pratiche adottate dai Paesi più virtuosi si diffondessero in tutta la UE si avrebbe un risparmio del 15% a parità di potenza realizzata. I Governi dei 28 dovrebbero per questo la massima chiarezza e stabilità in materia di procedure e normative e migliorare la qualità dei servizi offerti dalla pubblica amministrazione.
La situazione in Italia
Per l’Italia i rischi individuati sono, nell’ordine, quelli di tipo amministrativo, di struttura normativa, di accesso alla rete, di finanziamento, di improvvisi mutamenti normativi, di regolazione, di accettazione sociale e, infine, tecnico-gestionali.
Il nostro Paese è nella media UE per quanto riguarda WACC, al 7,7%, il costo del capitale proprio (12,2%) e il costo del debito (8,5%). Sul fronte del rapporto indebitamento/capitale proprio, la Penisola è molto lontana dai Paesi più “sicuri”: 65/35, contro l’80/20 di Germania e Francia, il 75/25 del Regno Unito e il 70/30 della Polonia.